Le infezioni batteriche ricorrenti sono una questione dolente in tutto il mondo ed è proprio il primo contatto con il patogeno, cioè la prima infezione, ad essere il fattore di rischio significativo per lo sviluppo di nuove infezioni.
Per quanto riguarda le infezioni delle vie urinarie (UTI) anche solo uno o due episodi è un fattore che ci mette ad alto rischio di infezioni ricorrenti! Tuttavia però tutti i dati e le informazioni che si hanno provengono da studi su modelli murini.
In uno degli ultimi studi su modelli animali è stato mostrato che un’iniziale infezioni con Escherichia coli delle vie urinarie, se cronica o autolimitante, lascia una duratura impronta molecolare sul tessuto della vescica che altera la patofisiologia di infezioni successive. Ciò ha un grande impatto sulla salute dell’individuo in quanto aumenta la suscettibilità dell’ospite e l’esito della malattia.
Infatti in un confronto tra vesciche infettate precedentemente e non infettate, in un modello animale che sono topi trattati con antibiotici, si sono riscontrate anomalie nel trascrittoma (cioè l’insieme delle proteine prodotte da una cellula) e difetti nella maturazione delle cellule che porta alla ricostituzione del tessuto. Inoltre è stato osservato anche un epitelio rimodellato e delle modifiche della cicloossigenasi-2-dipendente implicate nel processo di infiammazione, che infatti predispone alla ricorrenza.
Questo punto forte dei batteri però è il nostro bersaglio per la creazione di vaccini o antibiotici che inibiscano la funzione della proteina sopra citata.
Ancora una volta quindi emerge l’importanza del lavoro e dello studio sulla visione meccanicistica di una storia di infezione. Infatti essa può influire sulla probabilità di sviluppare infezioni ricorrenti ed ha inoltre implicazioni per lo sviluppo di agenti terapeutici per le infezioni ricorrenti alla vescica e al tratto urinario in generale.
Raluca Stoica
Fonte: Nature Microbiology