Caratteristiche
Batterio gram-positivo, Enterococcus faecium (figura 1) ha notevoli capacità di sopravvivenza, adattandosi a svariate condizioni ambientali. E. faecium è facilmente isolato in campioni di feci umane, quindi abitualmente è presente nell’intestino umano. Tale microrganismo solitamente si presenta in forma commensale, ma può trasformarsi in patogeno. La caratteristica più evidente dei cocchi di questo genere è la forte resistenza agli antibiotici.
Filogenesi
Morfologia delle colonie
Anaerobi facoltativi, dopo 24 ore si presentano con colonie lisce e grigiaste (figura 2) da 1 a 2 mm, dal margine netto su Columbia Horse Blood Agar. La maggior parte dei ceppi sono α-emolitici. Le colonie coltivate su McConkey (figura 3) hanno un colore tendente al rosa.
Patogenesi
Enterecoccus faecium è un microrganismo noto come VRE (Vancomycin-resistant Enterococcus) coinvolto in infezioni nosocomiali. Tali microrganismi sono spesso causa di infezioni del tratto urinario, endocarditi subacute, setticemie e batteriemie.
Gli ambienti ospedalieri sono in genere i luoghi di maggior trasmissione di codesti cocchi, infatti sono classificati tra i patogeni più temuti. A favorire l’infezione è sicuramente l’immunodepressione e la lungodegenza.
I sintomi sono correlati al tratto interessato. Nel caso di endocardite si manifesta febbre alta, mal di testa e brividi, mentre per infezioni del tratto urinario, disuria, pollachiura, stranguria, ematuria, urine maleodoranti e febbre. La terapia può risultare molto lunga a causa della forte resistenza agli antibiotici.
Inoltre, E. faecium negli ultimi tempi pone resistenza anche ai farmaci ai quali era sensibile. Quinupristina e Dalfopristina (Synercid) è la terapia più efficace utilizzata ( figura 4).
Diagnosi
Diagnosticare un’infezione da Enterococcus faecium non è sempre molto semplice, poichè i test standard effettuati per l’isolamento hanno una bassa attendibilità. Si necessita di tecniche di biologia molecolare per l’amplificazione del DNA e la certezza del dato.