Dieta e infezioni: aiutare la ripresa del microbiota

Utilizzare la nutrizione per favorire l'equilibrio del microbiota intestinale e aiutare la ripresa dalle infezioni
Figura 1 – Utilizzare la dieta per favorire l’equilibrio del microbiota intestinale e aiutare la ripresa dalle infezioni [Fonte: immagine creata da Velia Caputo]

Il ruolo della dieta durante le infezioni è sempre più riconosciuto. Recenti studi hanno scoperto l’effetto di alcuni nutrienti nel limitare la gravità delle infezioni e aiutare il microbiota intestinale a riprendersi dalla disbiosi indotta dagli antibiotici.

Queste scoperte aprono la possibilità di utilizzare la dieta personalizzata per ripristinare la diversità del microbiota in seguito a infezioni. Un microbiota diversificato è infatti associato ad una migliore funzione immunitaria con maggiore resistenza alle infezioni e minore infiammazione.

Nutrienti, farmaci e salute

Il microbiota intestinale adulto rimane relativamente stabile per tutta la vita adulta ed è in gran parte caratterizzato da Firmicutes (inclusi i generi Lactobacillus, Clostridium, Enterococcus, Ruminococcus, Faecalibacterium e Roseburia), Bacteroidetes (generi Bacteroides e Prevotella) e Actinobacteria (principalmente genere Bifidobacterium).

Da adulti, la dieta è il principale motore dei cambiamenti del microbiota. Ciò che mangiamo influisce sulla diversità, sulla struttura e di conseguenza, sulla funzione del microbiota.

In particolare, i composti prodotti dal microbiota intestinale in seguito alla digestione dei nutrienti, hanno un ruolo cruciale nella salute e nella malattia. Infatti, uno squilibrio del microbiota intestinale dovuto ad una dieta povera, è stato associato a obesità, diabete di tipo 2, malattie gastrointestinali, cardiovascolari e respiratorie.

Tuttavia, la causa principale della disbiosi è associata all’uso di farmaci. In particolare gli antibiotici ad ampio spettro, avendo azione non mirata, colpiscono anche i batteri “buoni”.

Ad esempio, antibiotici come clindamicina, azitromicina o amoxicillina possono impoverire le popolazioni di Bifidobacteriaceae, Lactobacillaceae, Bacteroidaceae e Lachnospiraceae. Questo può creare le condizioni per la crescita eccessiva di patobionti come E. coli, Klebsiella o Enterococcus. Di conseguenza si generano infezioni successive che richiedono un ulteriore trattamento antibiotico.

Questo ciclo debilitante supporta la diffusione di geni resistenti agli antibiotici ed è spesso accompagnato da sintomi gastrointestinali, come vomito e diarrea, che riducono la qualità della vita dei pazienti.

Nutrienti chiave della dieta per proteggere dalle infezioni

Le cellule immunitarie sono ampiamente presenti nel tratto gastrointestinale e il microbiota intestinale influenza la regolazione immunitaria attraverso la digestione e l’assorbimento dei nutrienti.

Ad esempio, i batteri intestinali producono o modificano nutrienti come gli acidi grassi a catena corta (SCFA) che hanno un impatto sulla salute umana.

Butirrato, acetato e propionato costituiscono quasi il 90% degli SCFA presenti nel colon umano e vengono prodotti da batteri Firmicutes e Bacteroidetes. Questi composti sono stati associati alla salute dell’ospite attraverso l’immunoregolazione, mantenendo l’integrità della barriera epiteliale intestinale e regolando l’espressione genica. Una bassa produzione di SCFA, come il butirrato, dovuta alla bassa prevalenza di batteri intestinali rilevanti (ad esempio Bacteroides e Faecalibacterium), può avere un effetto sistemico che contribuisce all’apnea notturna ostruttiva e ad un aumento del rischio di cancro associato alla colite.

Diversificando i nutrienti introdotti con la dieta si facilita la crescita di un’ampia gamma di specie microbiche intestinali. Questo è importante perché con una maggiore diversità microbica associata ad alimenti/nutrienti con basse proprietà infiammatorie o antinfiammatorie.

Secondo gli studi, la dieta mediterranea supporta la diversità e la stabilità del microbioma, portando a livelli aumentati di Bifidobacteriaceae, Lactobacillaceae, Lachnospiraceae, Bacteroidaceae e Prevotellaceae, e alla diminuzione di Enterobacteriaceae.

La dieta mediterranea principalmente a base vegetale prevede un elevato consumo di frutta, verdura, legumi, noci e cereali e un consumo moderato di pesce e olio d’oliva. Questi alimenti contengono alti livelli di nutrienti benefici collegati a una migliore qualità della dieta, alla riduzione delle infezioni e alla minore infiammazione cronica.

In questo senso la dieta aiuta a proteggere e a recuperare dopo le infezioni.

Dieta e invecchiamento sano

La composizione microbica del colon rimane relativamente stabile per tutta la vita adulta. In età avanzata (>65 anni) però, l’esaurimento di alcune popolazioni come Bacteroides, Prevotella o Roseburia e le variazioni nel metabolismo degli amminoacidi, determinano un cambiamento nell’equilibrio tra batteri benefici e potenzialmente dannosi che è correlato al declino della salute.

Un’associazione positiva tra una dieta sana/bilanciata e un invecchiamento ritardato può essere stabilita attraverso la modulazione dei nutrienti del microbiota intestinale. Attraverso la dieta infatti, si possono ridurre le infezioni, lo stato di infiammazione e dello stress ossidativo determinando un minor rischio di malattie cardiovascolari.

Alcuni ricercatori hanno studiato il microbiota intestinale di un gruppo di centenari e novantenni italiani che seguivano una dieta mediterranea. I risultati riportano un’associazione positiva tra una vita più lunga e la composizione del microbiota. In particolare, questi individui anziani hanno mostrato una buona diversità e abbondanza di Bifidobacteriaceae e Lactobacillaceae, rispetto ai controlli più giovani. Queste popolazioni microbiche sono note per la loro interazione con i processi anti-infiammatori e antiossidanti e sono spesso impoverite negli individui che non vivono fino a questa età. Ciò suggerisce che proteggere/promuovere la loro prevalenza nel microbiota degli anziani potrebbe bilanciare il potenziale patogeno dei patobionti.

Altri studi riportano effetti benefici dei prebiotici a base di fibre (inulina e oligofruttosio) e dei polifenoli (genisteina) nel ridurre la fragilità e migliorare la durata della vita, modulando la composizione del microbiota intestinale degli anziani. In particolare, l’integrazione con fibre ha portato a un aumento della digestione delle proteine, che ha supportato una migliore salute negli anni successivi. Ciò è coerente con precedenti osservazioni di individui di età superiore ai 67 anni che mostravano livelli inferiori di disregolazione fisiologica quando assumevano più proteine ​​e vitamina E, mentre livelli elevati di carboidrati erano associati a cattiva salute.

Conclusioni

I dati attuali suggeriscono che la dieta e il microbiota intestinale sono strettamente correlati ai percorsi di infiammazione, digestione dei lipidi e regolazione degli SCFA. Dunque i nutrienti assunti attraverso la dieta influenzano la salute.

Gli studi attualmente disponibili limitano le nostre conoscenze poiché hanno prevalentemente modelli murini.

Una migliore comprensione dei percorsi microbici attraverso i quali gli interventi dietetici possono essere utilizzati per ridurre al minimo la disbiosi mediata dagli antibiotici aprirà nuove prospettive per supportare un invecchiamento sano.

Fonti:

Crediti immagini:

  • Figura 1 e immagine di copertina: Immagine creata da Velia Caputo

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Velia Caputo

Biologa esperta in educazione alimentare e prevenzione delle malattie dismetaboliche. Appassionata di biologia in generale e soprattutto di nutrizione e integratori di origine naturale.

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