Il conteggio delle colonie
Il Conteggio delle colonie è un parametro che permette di rilevare un gruppo eterogeneo di microrganismi aerobi che hanno differenti capacità metaboliche e richieste nutrizionali. Questo gruppo di microrganismi è individuato dal nome Heterotrophic Plate Count (HPC), ovvero quei microrganismi che necessitano di composti organici per la crescita e sono largamente distribuiti negli alimenti, nel suolo e nella risorsa idrica. Negli ultimi anni l’importanza del parametro HPC nelle acque destinate al consumo umano è stata più volte valutata e riconsiderata.
Attualmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto che gran parte degli studi epidemiologici più recenti, volti alla verifica del rischio associato alla presenza di questi microrganismi nelle acque, hanno confermato che non esistono evidenze che dimostrino che, in assenza di contaminazione fecale, i risultati ottenuti dalla determinazione dell’HPC siano correlati con i rischi per la salute nella popolazione sana. All’interno del parametro HPC sono racchiusi diversi generi di microrganismi, tra cui Acinetobacter, Flavobacterium, Pseudomonas, Citrobacter, Aeromonas.
Metodi di indagine
Negli anni diversi metodi sono stati proposti per la conta di questi microrganismi nelle acque, basati sia sulla composizione del terreno che sulle temperature e tempi di incubazione. Allo stato attuale i metodi di prova adottati (es. UNI EN ISO 6222:2001) si basano su quanto proposto da Reasoner nel 1990, ovvero l’utilizzo di temperature e tempi diversi al fine di distinguere i microrganismi sulla base delle loro temperature cardinali di crescita, in modo da ottenere anche delle indicazioni (molto generiche) sulle nicchie ecologiche di appartenenza:
- temperatura di incubazione tra 35 e 37 °C per un tempo pari a 40-48 ore, così da individuare quei microrganismi che non compongono tipicamente la flora microbica delle acque (piccola variazione rispetto alla UNI EN ISO 6222:2001, che suggerisce una T compresa tra 34 e 38 °C per 40-48 ore);
- temperatura di incubazione tra 20 e 28 °C per un tempo di 5-7 giorni, così da rilevare quei microrganismi che tipicamente fanno parte della flora microbica della risorsa idrica (la norma UNI EN ISO 6222:2001 raccomanda una T di incubazione tra 20 e 24 °C per un tempo massimo di 72 ore).
Il conteggio delle colonie a 22 °C
La presenza di microrganismi vitali nelle acque destinate al consumo umano è condizione abbastanza comune, considerato anche il fatto che l’obiettivo delle operazioni di disinfezione, quindi anche la scelta dei livelli di disinfettante da utilizzare, è quello di inattivare i patogeni. La conta a 22 °C riflette la presenza della flora microbica tipica delle acque, con microrganismi che crescono bene a temperature comprese tra 15 e 20 °C.
Generalmente questi microrganismi, così come riportato da Hutcinson e Ridgway, appartengono a generi come Pseudomonas, Flavobacterium, Aeromonas. Sulla capacità del metodo di enumerare anche i batteri del genere Aeromonas permangono ad oggi diversi dubbi, evidenziati dal lavoro di Payment et al. La presenza di questi microrganismi può essere originata da ricontaminazioni, presenza di rotture nel sistema di distribuzione ed eventualmente biofilm.
Questa presenza però non implica un rischio igienico-sanitario correlato al consumo di acqua.
Per tale parametro per le acque destinate al consumo umano non confezionate, il d.lgs. 31/2001, parte C allegato I, non definisce alcun limite specifico, stabilendo invece che l’acqua deve presentarsi “senza variazioni anomale”, accettando quindi la possibilità che ogni tipo di acqua abbia comunque proprie caratteristiche di qualità e una flora microbica naturale. Per “senza variazioni anomale” si intende quindi il rispetto delle normali concentrazioni dei microrganismi storicamente rilevate per quella particolare fornitura idrica, così come anche riportato dall’Istituto Superiore di Sanità.
McFeters et al. hanno rilevato che valori tipici per i microrganismi psicrofili si possono attestare tra 100 e 300 ufc/ml.
Il conteggio delle colonie a 37 °C
Diversamente dalla conta a 22 °C, i microrganismi che crescono a temperature vicine ai 37 °C possono essere considerati come non tipici della risorsa idrica, quindi possono essere indicatori di eventuali ricontaminazioni lungo il sistema di distribuzione ed eventualmente un segnale precoce di inquinamento (per valutazioni più accurate è comunque necessario rifarsi ad altri indicatori, come coliformi e Escherichia coli).
Anche per la conta a 37 °C non esiste alcuna correlazione tra presenza di microrganismi e rischi igienico-sanitari e per tale motivo il legislatore, per le acque destinate al consumo umano non confezionate, non ha considerato tale parametro e non ha individuato limiti specifici, considerato anche il fatto che non è possibile nemmeno stabilire una soglia di concentrazione tipica dato che si tratta di contaminazioni puntuali che non riflettono la composizione microbica tipica delle risorsa idrica.
Possibili utilizzi della HPC
Fermo restando che non esistono evidenze scientifiche a supporto della relazione tra HPC e rischi igienico-sanitari, questo può essere uno strumento utile per diversi scopi, così come proposto da Reasoner:
- monitoraggio dei sistemi di trattamento e disinfezione dell’acqua;
- stabilire una correlazione tra HPC e presenza di coliformi (tale associazione può essere stabilita laddove sia possibile elaborare una mole importante di dati);
- comprensione di eventuali fenomeni di ricontaminazione lungo il sistema di distribuzione, confrontando i parametri all’inizio e alla fine dell’impianto di distribuzione;
- valutazione dell’idoneità del materiale utilizzato per la costruzione dell’impianto idrico, quindi la sua capacità di inibire o favorire la formazione di biofilm;
- misurare la ricrescita batterica dopo le operazioni di disinfezione, quindi indirettamente anche il tenore della materia organica presente, utilizzata dai microrganismi per la crescita;
- monitoraggio dell’efficacia dei diversi disinfettanti utilizzati in relazione con la variazione rilevata nella popolazione microbica.
Leggi anche:
- Acque superficiali urbane, l’importanza dell’analisi microbica
- Pseudomonas aeruginosa e l’acqua in bottiglia: cosa c’è da sapere
- Che c’è nel secchiello? La biodiversità microscopica in acqua
Si ringrazia la pagina Sicurezza ed Igiene degli alimenti per l’articolo “Il conteggio delle colonie a 22 °C e a 37 °C nelle acque destinate all’uomo”
Fonti:
- Allen M, Edberg S, and Reasoner D. Heterotrophic plate count (HPC) bacteria – What is their significance in drinking water? In: Proceedings of the NFS International/WHO Symposium on Bacteria in drinking water. Public health implications? Geneve, 2002.
- Rapporto ISTISAN 07/05, “Metodi analitici per le acque destinate al consumo umano ai sensi del DL.vo 31/2001. Metodi microbiologici”, L. Bonadonna e M. Ottaviani, 2005
- Reasoner, D.R., 1990. Monitoring heterotrophic bacteria in potable water. In: McFeters, G.A. (Ed.), Drinking Water Microbiol- ogy—Progress and Recent Developments. Springer-Verlag, New York, pp. 452–477.
- Hutchinson, M. and Ridgway, J. (1977) Microbiological aspects of drinking water supplies. Soc. Appl. Bacteriol., Symp. Ser., 6, 179–218.
- Payment, P., Coffin, E., Paquette, G., 1994. Blood agar to detect virulence factors in tap water heteroptrohic bacteria. Journal of Applied and Environmental Microbiology 60, 1179–1183.
- McFeters, G.A., LeChevallier, M.W., Singh, A. and Kippin, J.S. (1986) Health significance and occurrence of injured bacteria in drinking water. Water Sci. Technol., 18, 227–31.