Delitto sulla neve o microalghe? Ma le alghe non stavano in acqua?

Figura 1: Chlamydomonas nivalis

Dietro a questa foto c’è di più di quello che ci si aspetterebbe. Chlamydomonas nivalis (Fig.1), così chiamato per il suo particolare habitat e per la sua evidente criofilicità, è un’alga verde appartenente al genere Chlamydomonas. In foto è proprio lei, nonostante non sia per nulla verde: il suo colore rosso sangue è conseguenza dell’alta concentrazione di astaxantina (Fig.2), carotenoide dal colore rosso-violetto e uno dei più potenti antiossidanti conosciuti. Ma quali sono le sue peculiarità?

Figura 2: Molecola di astaxantina.

L’astaxantina deve le sue capacità antiossidanti alla sua particolare conformazione elettronica, grazie a cui riesce togliere ai radicali liberi l’elettrone spaiato che li rende tali. La presenza di una simile molecola all’interno di Chlamydomonas nivalis non è casuale, infatti l’habitat di quest’alga è tutt’altro che ospitale: essa vive in zone dove l’incidenza dei raggi UVA è molto alta. Questo determina frequenti processi intracellulari di fotolisi, i quali promuovono la formazione di radicali liberi, molecole molto reattive e dannose. Senza l’astaxantina, quindi, questa specie non potrebbe resistere nell’habitat che colonizza.

Di quale habitat stiamo parlando? Ovviamente la neve! Ma quale? Questa specie può colonizzare i due tipi principali di neve, la neve di montagna e quella polare. In entrambi i casi si osserva una maggiore incidenza dei raggi UVA determinata da una bassa assorbanza atmosferica, ciò vuol dire che una maggiore percentuale di queste onde elettromagnetiche riesce a colpire il suolo terrestre e, in particolare, la neve e le alghe. Questa bassa assorbanza è causata dal ridotto spessore dell’atmosfera in queste condizioni rispetto alla media terrestre. La neve, inoltre, ha la caratteristica di avere un’albedo (ovvero il potere riflettente) molto alta, quasi pari a 1 (a 1 tutta la luce che colpisce l’oggetto è riflessa), ciò determina il fatto che ancora più raggi UVA possono raggiungere effettivamente il suolo, il luogo dove si sviluppano le colonie. Già da questa semplice descrizione dell’habitat è molto facile intuire quali siano state alcune delle pressioni evolutive che hanno determinato lo sviluppo degli enzimi necessari alla sintesi di astaxantina.

Con la parola suolo si vuole intendere l’interfaccia neve-aria, ma se ci focalizzassimo su questa interfaccia? Come può un’alga vivere nella neve e che rapporto ha con essa?
Cari lettori, se vi interessa la risposta a queste domande continuate a seguire il Blog…indagherò più a fondo riguardo a questa ulteriore prova dell’adattabilità della vita microscopica!

clokclok

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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