Una neonata di due mesi colpita da pertosse è stata ricoverata nell’Unità operativa di Pediatria d’urgenza del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna. Al momento le sue condizioni sono stazionarie ma continuamente monitorate. Nello stesso ospedale è stata ricoverata anche la mamma con la quale la bambina è rientrata dall’Albania dove la famiglia, che vive a Bologna, era andata a trovare i nonni. I primi sintomi sono comparsi durante la vacanza, poi, una volta rientrate a Bologna, la donna si è rivolta ai medici del Sant’Orsola che, riconosciuta la patologia, hanno subito avviato la terapia antibiotica, la cui risposta è stata buona. L’anno scorso, proprio nello stesso periodo, al Sant’Orsola morì una bambina di 28 giorni colpita da pertosse.
La pertosse continua ad essere una malattia endemica di importanza mondiale, con più di 350.000 morti attribuite alla malattia ogni anno. L’uomo è il solo ospite conosciuto di B. pertussis, e la trasmissione avviene per contatto diretto con gocce aerosolizzate da individui infetti, con tosse. Per ragioni sconosciute, la malattia tra i bambini si osserva più frequentemente nelle femmine che nei maschi e tende a manifestarsi con cicli epidemici di 3-5 anni. Prima della disponibilità del vaccino ucciso costituito dall’intera cellula, si osservavano molti casi di pertosse tra i bambini da 1 a 5 anni di età. Dopo il 1947, quando il vaccino difterite-pertosse-tetano (DPT) è stato commercializzato e raccomandato dall’American Academy of Pediatrics, la maggiore incidenza della malattia si è spostata ai bambini di meno di 1 anno. Attualmente quelli a più alto rischio di pertosse sono i bambini di 6 mesi di età e quelli che non hanno ricevuto la serie completa di tre dosi di vaccinazione.
B. pertussis causa la sindrome chiamata pertosse o “tosse asinina”. I membri del genere Bordetella sono piccoli, gram-negativi, coccobacilli al primo isolamento e pleiomorfi in subcultura. Sono aerobi obbligati e crescono in maniera ottimale a 35-37°C. Il microrganismo è acquisito attraverso gocce di aerosol infette ed è altamente contagioso, con un’aggressività superiore al 90% in individui non immunizzati. Classicamente, la pertosse clinica in bambini non vaccinati può essere divisa in tre stadi. La fase prodromica o catarrale comincia 5-10 giorni dopo l’acquisizione del microrganismo ed è caratterizzata da sintomi aspecifici “di freddo” o influenzali.
La malattia è altamente trasmissibile in questa fase dal momento che un gran numero di microrganismi è presente nel tratto respiratorio superiore. La tosse compare tardi e aumenta nella persistenza, gravità e frequenza. Questa fase evolve nella fase parossistica o spasmodica dopo 7-14 giorni ed è caratterizzata tosse convulsa, frequentemente accompagnata da cianosi e vomito. La fase convalescente comincia generalmente entro 4 settimane dall’esordio e, durante questo periodo, vi è una diminuzione nella frequenza e nella gravità della tosse. Complicazioni che possono essere osservate nel corso della malattia includono infezioni batteriche secondarie, otite media, sintomi del SNC come convulsioni e febbre alta, encefalopatia, atassia cerebrale, ernia inguinale e prolasso rettale associato a tosse grave.
La vaccinazione contro la pertosse è possibile solo dal secondo mese di vita, per ovviare a questa mancanza di protezione è consigliata la somministrazione del vaccino alla madre nel terzo trimestre di gravidanza. In questo modo gli anticorpi prodotti dalla madre vengono trasmessi al feto attraverso la placenta e lo proteggono nelle prime settimane di vita.
Il vaccino originale per l’intera cellula dell’agente della pertosse è somministrato insieme ai tossoidi della difterite e del tetano e agli adiuvanti rivestiti di alluminio. A partire dagli anni ’90, la caratterizzazione di componenti subcellulari di B. pertussis ha permesso la produzione di molti vaccini acellulari che consistono in uno o più antigeni. Attualmente, vaccini sia a cellula intera che acellulari sono somministrati insieme ai tossoidi della difterite e del tetano (DwPT: vaccino a cellula intera; DaPT: vaccino acellulare). Il protocollo di immunizzazione consiste di tre dosi di DwPT o DaPT per iniezione intramuscolare a intervalli di 4-8 settimane; a 2 mesi, 4 mesi e 6 mesi di età, con una quarta dose 6-12 mesi dopo. Una quinta dose è raccomandata a 4-6 anni di età. La risposta immunitaria dell’ospite in seguito all’assunzione di vaccini per la pertosse acellulari è diretta contro gli antigeni definiti contenuti nel vaccino individuale, mentre la risposta a seguito dell’assunzione del vaccino integro è diretta contro la membrana esterna e gli antigeni fimbriali. Inoltre, anche se B. pertussis non è una causa significativa di malattia respiratoria in molti adulti, studi epidemiologici hanno ripetutamente coinvolto adulti infetti come fonte e veicolo del microrganismo al bambino. Attualmente, infatti, si stanno sviluppando linee guida per l’immunizzazione di adulti a rischio.
Fonte: Repubblica.it; Koneman’s, testo atlante di microbiologia diagnostica.
Antonella Ligato