Marte è sempre stato disabitato?
ALH84001 è un meteorite marziano, grande come un pugno chiuso e di forma irregolare, che staziona da vent’anni in un laboratorio del Johnson Space Center di Houston. Quindici milioni di anni fa, un enorme asteroide precipitò su Marte, frantumando parte della crosta in meteoriti rocciosi, spediti fuori dalla gravità del pianeta rosso. ALH vagò nel sistema solare, ma 13.000 anni fa fu catturato dalla gravità della Terra, precipitando in un punto decisamente freddo del nostro pianeta: l’Antartide.
La scoperta di ALH84001
L’incontro di ALH84001 con l’essere umano risale al Natale del 1984. Una spedizione di ricercatori del JSC (Johnson Space Center, il centro creato dalla NASA per raccogliere e studiare i meteoriti) lo preleva insieme ad altro materiale da studiare e analizzare. Ben 16 frammenti rocciosi furono identificati come meteoriti marziani, dato che i gas in essi intrappolati erano gli stessi che compongono l’atmosfera di Marte, come ha svelato la sonda Viking nel 1976. Dei sedici amici marziani ALH era il più vecchio!
ALH84001: nome curioso?
Il frammento venne siglato ALH84001. In molti non riescono a trovare un nesso fra queste lettere e numeri. Facciamo chiarezza:
- ALH sta per “Allen Hills“, le colline su cui fu rinvenuto
- 84 è l’anno in cui è stato ritrovato
- 001 sta a significare che è il primo dei meteoriti analizzati di quell’anno
Dopo che il meteorite fu locato in una cella sterile, iniziarono gli studi su ALH84001 e sul suo contenuto.
Agosto 1996: fossili di batteri
Il team dell’Università di Stanford composto dal Dott. McKay, esperto mineralogista, coadiuvato dall’astrobiologa Thomas-Keprta e dal chimico Zare, presentò al mondo intero in una importante conferenza stampa il verdetto finale. Dagli studi erano emerse tracce di quelli che si ipotizzò fossero fossili di batteri vissuti su Marte miliardi di anni fa.
Si è molto speculato sulla natura di questi resti, le cui dimensioni andavano dai 20 ai 100 nanometri, simili a quelle dei nanobatteri terrestri. Altri scienziati, invece, hanno ritenuto più plausibile che le formazioni presenti all’interno della roccia fossero il risultato di processi inorganici.
Cosa ne pensiamo oggi?
I risultati di uno studio pubblicato in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS), giungono a conclusioni interessanti sull’ambiente marziano come poteva essere miliardi di anni fa.
L’attenzione si focalizza su un particolare tipo di carbonati, che si sarebbero formati in presenza di acqua e anidride carbonica a una temperatura di circa 18 °C. La formazione sarebbe avvenuta ad una temperatura costante, in un deposito d’acqua del sottosuolo soggetto a una graduale evaporazione, a metri di profondità. Ciò sarebbe un’ulteriore conferma dell’ipotesi che un tempo Marte potesse presentare zone umide e con temperature moderate.
Curioso è anche il legame di associazione fra i cristalli di magnetite nei pressi dei globuli di carbonato su cui sono stati condotti dettagliati studi. Secondo la Dott.ssa Thomas-Keprta, è notevole la somiglianza dei cristalli rinvenuti su ALH con quelli prodotti dai batteri MV-1 o batteri magnetotattici che vivono sul fondo dei laghi.
Questo ovviamente non basta a dimostrare che tali cristalli non possano avere un’origine chimica! Rimane sempre un argomento assolutamente affascinante e pieno di possibilità quello della vita oltre il nostro pianeta. E chissà che proprio i batteri non siano il mezzo per scoprire e dare la conferma che moltissimi studiosi di vari rami scientifici stanno cercando al quesito: c’è vita oltre la Terra?