Allarme in UK per insalata killer: due morti e centinaia di infettati da E. coli VTEC 0157

Due morti, e oltre 110 persone colpite da un’infezione provocata dal batterio Escherichia coli 0157 produttore di verocitotossina (VTEC) che si è diffusa nel Regno Unito. Sotto accusa alcuni lotti di rucola e insalata mista italiana che si trovano nei supermercati e nei ristoranti.

La Public Health England e la Food Standard Agency (FSA) hanno avviato delle indagini nelle zone intorno a Bristol e Bath, dove sono stati isolati i primi casi. Ma negli ultimi giorni ne sono emersi anche altrove in Inghilterra, Galles e Scozia. Le ricerche hanno portato a ipotizzare il coinvolgimento di due aziende del Regno Unito che importano l’insalata e la rucola da ditte italiane, due delle quali situate in Lombardia, due in Campania e una in Basilicata. La FSA ha dichiarato di non avere ancora prove sufficienti per giustificare un richiamo completo di prodotti al dettaglio. Al momento infatti le autorità sanitarie hanno ordinato ai fornitori di ristoranti e supermercati in UK di interrompere l’importazione del prodotto dall’Italia, da dove si pensa provenga la rucola infetta.

Il batterio responsabile di questa grave infezione è Escherichia coli 0157, produttore di verocitotossine (VTEC). Questo ceppo manifesta la sua attività enteropatogena nell’uomo sia attraverso la produzione di verocitotossina, sia attraverso l’adesione alla parete intestinale con la riduzione dei villi (attaching and effacing). L’infezione da E.coli O157 è particolarmente aggressiva e può causare una sindrome emolitica-uremica. La trasmissione all’uomo avviene prevalentemente per via alimentare, attraverso l’ingestione di derrate di origine animale contaminate in fase di produzione o lavorazione (carni contaminate e non sottoposte a cottura completa, latte crudo, latticini non pastorizzati) ma anche attraverso ortaggi e frutti coltivati su terreni fertilizzati o irrigati con reflui da allevamenti bovini infetti (Epicentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica). Tra i vegetali consumati crudi, i principali imputati di epidemie sono stati la lattuga, le carote, il melone ed il pomodoro. L’insalata, avendo un pH superiore a 5,1, è un ortaggio facilmente contaminabile, mentre gli ortaggi con un valore di pH compreso tra 4,5 e 5,1, come i pomodori, sono più difficilmente attaccabili.

Quindi, la domanda sorge spontanea: lavare o non lavare l’insalata confezionata? Sui banchi del supermercato si trovano buste e vaschette di rucola, valeriana, lattuga, pronte da condire e portare a tavola e confezioni dall’aspetto simile, con una scritta che consiglia di lavare il prodotto prima dell’uso. Apparentemente le due confezioni si assomigliano molto ma c’è una differenza sostanziale. Nel primo caso di tratta di insalata di IV gamma sottoposta a selezione, a diversi lavaggi e asciugatura, prima di essere confezionata ed etichettata con tanto di data di scadenza. Nel secondo caso si tratta di insalata selezionata e mondata ma non lavata, a costo inferiore che costa meno anche perché non è tenuta a rispettare la catena del freddo. Le analisi condotte negli ultimi anni confermano comunque il buon livello igienico del prodotto. I batteri nell’insalata in busta ci sono, ma solamente nell’1% dei casi sono stati ritrovati patogeni. Il consiglio è quindi di leggere bene l’etichetta, deve essere scritto esplicitamente “lavato e pronto per il consumo”, evitare le confezioni vicine alla scadenza; mantenere la catena del freddo, e chiudere il sacchetto per impedire contaminazioni con altri alimenti conservati in frigorifero.

Maria Laura Luprano

Fonti: www.ilfattoalimentare.it; www.epicentro.iss.it.

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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