Acne vulgaris e batteri

Cos’è l’Acne vulgaris

L’acne è una delle più comuni malattie della pelle, l’85% della popolazione nel mondo ne soffre o ne ha sofferto, tuttavia la fisiopatologia di questo disturbo non è ancora ben compresa. L’idea degli studiosi Alan M. O’Neil e Richard L. Gallo è stata quella di raccogliere tutti i dati in possesso sull’argomento “acne” e pubblicarne una revisione su Microbiome. 

L’acne si manifesta in genere dalla pre-adoloscenza ma può colpire anche gli adulti, per un periodo esteso o ad intervalli di tempo nel corso della vita. La malattia è tanto comune quanto difficile da spiegare in quanto i motivi della sua insorgenza sono molti sebbene infine si manifestino tutti con l’infiammazione della componente pilosebacea.

I fattori scatenanti dell’Acne vulgaris

Tra i fattori scatenanti l’acne, primi tra tutti vi sono l’ipercheratizzazione follicolare e l’aumento di sebo, poi a questi si aggiunge la scarsa igiene della pelle che poi si traduce in aumento della componente batterica e infiammazione pilosebacea. Attenzione però, è vero che la scarsa igiene può indurre l’aumento del fenomeno acneico ma è altrettanto vero che lavaggi eccessivi e frequenti e soprattutto detergenti non adatti possono scatenare infiammazioni acneiche più forti.

Acne e batteri

Da un punto di vista batterico, i siti sebacei sono popolati dalla specie Cutibacterium, mentre la maggior parte della superficie cutanea presenta maggiore espressione di specie Staphylococcus Corynebacterium. Spesso si tende ad accusare il Cultibacterium acnes dello sviluppo di eruzioni acneiche ma in realtà questo non è del tutto esatto anche perché il batterio in questione è diffuso anche sulla pelle degli individui sani. C’è da considerare, inoltre, che questo batterio ha anche degli effetti positivi per l’ospite perché ostacola la colonizzazione di patogeni rilasciando gli acidi grassi antimicrobici che contribuiscono ad acidificare il pH epiteliale.

Organizzazione della pelle e rappresentazione dell'unità pilosebaceous. I residenti principali dell'unità pilosebaceous, C. acnes e S. epidermidis, coesistono sulla superficie della pelle e all'interno del follicolo come comunità multiflittiche che possono interagire e coesistere. - acne vulgaris
Fig. 1 – Organizzazione della pelle e rappresentazione dell’unità pilosebaceous. I residenti principali dell’unità pilosebaceous, C. acnes e S. epidermidis, coesistono sulla superficie della pelle e all’interno del follicolo come comunità multiflittiche che possono interagire e coesistere.

Acne vulgaris e microrganismi

Il batterio maggiormente coinvolto è lo S. epidermidis. Si è visto che, insieme al precedente, questi due batteri sono ugualmente presenti sulla cute degli individui sani ma convivono all’interno di una grande comunità batterica, invece negli individui malati lo S. epidermidis vive in percentuali maggiori anche rispetto al Cultibaterium acnes.

Il ruolo della disbiosi

In presenza di acne, la disbiosi batterica potrebbe essere attribuita a un cambiamento delle condizioni ambientali indotte, per esempio seborrea o disseborrea mediata da androgeni, nelle quali ceppi più adattabili o resistenti risulterebbero avvantaggiati. C. acnes ha dimostrato la capacità di produrre svariate batteriocine o molecole analoghe che gli consentirebbero un buon successo nella colonizzazione all’interno del follicolo e della superficie epiteliale. Ai meccanismi di difesa diretti mediati da sostanze tossiche si aggiungono quelli indiretti che sfruttano la produzione di metaboliti ad azione antimicrobica come acidi grassi liberi (acido laurico, acido linoleico) in grado, tra l’altro, di inibire la crescita di S. aureus meticillina-resistenti e Streptococcus.

Una patologia multifattoriale

L’acne quindi è una patologia infiammatoria multifattoriale, è per questo che sono molteplici le modalità di cura. Il modo più facile e comune di curare l’acne riguarda trattamenti topici a base di salicilati e antibiotici quali clindamicina o eritromicina. Poi al secondo posto ci sono gli antibiotici orali, questi sopraggiungono se i trattamenti topici non sono sufficienti. Ulteriore aiuto arriva dalla fototerapia coi raggi UV che aiuta a curare l’acne sfruttando le proprietà battericide.

Ai trattamenti tradizionali seguono quelli sperimentali. Questi sono vaccini contenenti C. acnes; l’utilizzo di probiotici e prebiotici che sfruttano l’asse intestino-cervello-cute; formulazioni topiche contenenti batteri che producono ossido nitrico, sfruttato per le proprietà antinfiammatorie e antimicrobiche.

Si ringrazia la dott.ssa Alice Marcantonio per l’articolo “Acne vulgaris e batteri”

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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