Le infezioni ospedaliere o nocosomiali insorgono durante il ricovero in ospedale o successivamente alle dimissioni del paziente, e rappresentano la complicanza più frequente e temuta da personale sanitario, assistenti volontari e tirocinanti. Ora però, un team di studiosi con a capo il ricercatore Jack Gilbert del Microbiome Center dell’Università di Chicago, sembra scagionare in piccola parte le strutture sanitarie dalla responsabilità di contagio. Questo non perché gli ospedali siano asettici, ma perché i batteri più pericolosi e resistenti sembrerebbero provenire dalle “nostre case”, come coinquilini già presenti nell’organismo del paziente prima del ricovero!
La ricerca, pubblicata sulla rivista Science Translational Medicine il 24 Maggio 2017, si è posta come obiettivo quello di dimostrare l’evoluzione dei patogeni in una struttura sanitaria prendendo come punto di riferimento un nuovo ospedale universitario aperto nel 2013. Per prima cosa, Gilbert e collaboratori, aiutati da ingegneri e archietetti, hanno studiato i percorsi che il personale medico e i pazienti avrebbero maggiormente battuto, i principali luoghi di incontro medico/paziente e paziente/familiari e le aree di posizionamento di macchine e attrezzature. Per ognuna di queste zone hanno analizzato la fauna microbica prima dell’apertura e poi, per circa un anno, quella di pazienti, infermieri, medici, personale di servizio e attrezzature biomediche, per un totale di 6.523 campioni raccolti.
Dei 252 pazienti analizzati dal team di ricercatori, solo 20 sono risultati positivi a quelle che vengono definite propriamente infezioni ospedaliere. Nonostante questo però, in nessuno dei campioni prelevati dalle stanze di degenza dei 20 pazienti, dai medici e dagli infermieri che li avevano curati, sono state trovate tracce dei patogeni responsabili! Come si spiegano tali risultati? E’ probabile, come afferma lo stesso Gilbert, che i pazienti risultati positivi all’analisi avessero già contratto l’infezione prima di essere trasportati in ospedale!
Attenzione però a non cedere agli allarmismi! Si tratta di un risultato di grande rilevanza scientifica ma limitato nel tempo e nei numeri, che necessita di studi e ricerche ancora più approfondite! E’ anche vero, però, che se fossero confermati tali risultati si potrebbe procedere non solo alla sterilizzazione degli ospedali, ma anche al trattamento dei pazienti con probiotici e prebiotici prima del ricovero!
Fonte: Focus
Silvia Vallefuoco