Morbo di Pott: una forma di tubercolosi che colpisce le vertebre

Recentemente, un team di ricercatori italiani e internazionali ha mappato per la prima volta il DNA di un abitante di Pompei vittima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Si tratta di un uomo di età compresa tra i 35 e i 40 anni e probabilmente era affetto dal Morbo di Pott, una forma di tubercolosi extrapolmonare che attacca la colonna vertebrale. Nello scheletro dell’uomo, infatti, sono presenti lesioni in una delle vertebre riconducibili alla malattia. Inoltre, nella mappa del DNA molte sequenze genetiche sono simili a quelle del batterio responsabile della tubercolosi, il Mycobacterium tuberculosis.

Caratteristiche del Morbo di Pott

La tubercolosi (TBC) è una malattia infettiva causata dal batterio Mycobacterium tuberculosis, detto anche Bacillo di Koch dal nome del medico tedesco che lo scoprì nel 1882. La TBC colpisce maggiormente i polmoni ma nel 15 – 20% dei casi si verificano forme extrapolmonari. Nella TBC extrapolmonare i siti anatomici più comunemente interessati sono i linfonodi, il sistema nervoso centrale e l’apparato osteo-articolare. Il Morbo di Pott, chiamato anche spondilite tubercolare, è appunto una forma di TBC extrapolmonare che interessa l’apparato osteo-articolare. Più precisamente colpisce le vertebre e i dischi intervertebrali: in età adulta si localizza principalmente a livello delle ultime vertebre toraciche e delle prime vertebre lombari. Tale forma di TBC prende il nome dal medico inglese Percivall Pott che la descrisse per la prima volta.

Eziologia e patogenesi

Il Morbo di Pott è una forma secondaria di TBC che si verifica quando i batteri riescono ad accedere al flusso sanguigno e, tramite questo, a raggiungere altri distretti corporei. Nel caso specifico, l’infezione interessa dapprima un corpo vertebrale per poi estendersi alle vertebre adiacenti coinvolgendo il disco intervertebrale. Nella malattia in fase avanzata, la progressiva distruzione dei tessuti intervertebrali riduce la distanza tra le vertebre. Questo provoca il collasso dei corpi vertebrali e la formazione del caratteristico “gibbo” (cifosi). Inoltre, possono formarsi anche ascessi paravertebrali che, nei casi più gravi, causano paraplegia dovuta alla compressione sul midollo spinale.

Segni e sintomi

Il primo sintomo del Morbo di Pott è il dolore progressivo a livello delle ossa interessate. A questo possono associarsi altri sintomi come contrattura muscolare, febbre, stanchezza e inappetenza con conseguente perdita di peso. Il segno caratteristico della malattia è la formazione di una grave cifosi permanente o “gibbo” dovuta allo schiacciamento delle vertebre. Il collasso coinvolge inizialmente la parte anteriore del corpo vertebrale che assume una forma a cuneo (fig. 1).

Meccanismo di formazione della deformità spinale nel Morbo di Pott
Figura 1 – Meccanismo di formazione della deformità spinale nel Morbo di Pott [fonte: omero.farm.unipi.it]

Le lesioni vertebrali, quindi, provocano la deformazione della colonna vertebrale con possibile compressione del midollo spinale e deficit neurologici. La compressione può essere causata anche da ascessi che si formano quando l’infezione si estende ai tessuti molli e ai legamenti adiacenti.

Epidemiologia del Morbo di Pott

Il Morbo di Pott è una malattia nota fin dall’antichità. Materiali scheletrici egiziani hanno fornito numerose prove della sua presenza in Egitto a partire dalle epoche più antiche. Recentemente, un articolo pubblicato su Nature ha riportato uno studio paleopatologico condotto sui resti di un uomo pompeiano vittima dell’eruzione del Vesuvio. L’analisi radiografica digitale mostra un’erosione a livello della quarta vertebra lombare (fig. 2) compatibile con il Morbo di Pott.

Erosione della quarta vertebra lombare di pompeiano vittima dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Figura 2 – Erosione della quarta vertebra lombare di pompeiano vittima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. [fonte:https://www.nature.com]

Nelle vecchie casistiche la TBC scheletrica corrispondeva all’8-9% dei casi di TBC extrapolmonare. Oggi i tassi sono inferiori, circa l’1-5% e viene descritta principalmente nei pazienti HIV sieropositivi. A partire dagli ’80 del secolo scorso, la TBC sembrava non rappresentare più un problema di salute pubblica. Negli ultimi decenni invece si è registrato un nuovo forte incremento di incidenza dovuto principalmente a due fattori: la diffusione dell’AIDS e i flussi migratori da paesi in via di sviluppo in cui la malattia è purtroppo ancora endemica. Nei soggetti immunodepressi, infatti, le forme extrapolmonari sono più frequenti e sono tipiche delle forme post-primarie, ossia delle riattivazioni a distanza di anni dall’infezione primaria.

Diagnosi e terapia

La diagnosi del Morbo di Pott si basa sulle radiografie che mostrano lo schiacciamento dei dischi intervertebrali e lesioni a carico delle vertebre. Viene effettuato anche il test cutaneo alla tubercolina (TST) o test di Mantoux. Il trattamento del Morbo di Pott consiste nella somministrazione di farmaci antitubercolari per un anno. Secondo l’Organizzazone mondiale della sanità, dovrebbe comprendere due fasi: una iniziale intensiva e una successiva di mantenimento, con la combinazione di quattro farmaci di prima linea (isoniazide, rifampicina, streptomicina e pirazinamide).Talvolta è necessario immobilizzare la colonna vertebrale con un gesso ma in genere è sufficiente il riposo per alcuni mesi. Si può intervenire chirurgicamente in caso di ascesso, di compressione del midollo spinale o per fissare il segmento della colonna vertebrale colpito.

Fonti

  • Scorrano, G., Viva, S., Pinotti, T. et al. Bioarchaeological and palaeogenomic portrait of two Pompeians that died during the eruption of Vesuvius in 79 AD. Sci Rep 12, 6468 (2022).
  • Sapienza, M., et al. Morbo di Pott in soggetto con epilessia, turbe comportamentali e disturbi cognitivi: descrizione di un caso clinico Le infezioni in Medicina, vol. 14, n. 4, 227-230 (2006).
  • www.msdmanuals.com
  • omero.farm.unipi.it (figura 1)
  • www.nature.com (figura 2)

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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