La Candida auris è un fungo scoperto nel 2009 in Giappone, per la precisione nell’orecchio di un anziano ricoverato a Tokyo. La preoccupazione sanitaria riguarda la notevole capacità di diffusione in tutto il globo. La caratteristica di estrema contagiosità, in particolare nei pazienti fragili, è correlata ad un’elevata mortalità dovuta spesso alle resistenze ai farmaci terapeutici. C. auris colpisce soprattutto soggetti deboli, come anziani o neonati, e si diffonde con facilità in attrezzature e strumenti utilizzati in ambito ospedaliero. Tale ambiente è quello più a rischio e sono già stati segnalati ceppi resistenti anche agli antifungini di ultima generazione come le echinocandine. Questo fungo non è neppure facilmente identificabile dai comuni test diagnostici di laboratorio, essendo facilmente confondibile negli esami di laboratorio con Candida albicans, presenza più familiare agli occhi degli specialisti.
ALLARME E PREVENZIONE
Circa cinque mesi fa le autorità sanitarie degli USA avevano diramato un bollettino con l’obbiettivo di incrementare, con seria attenzione, la vigilanza da parte dei medici e dirigenti ospedalieri sulle infezioni da C. auris, in quanto resistenti a diversi farmaci.
Il primo caso in Europa invece si é registrato a Londra, in un reparto cardiologico: tra aprile 2015 e luglio 2016 sono emersi 50 casi, quasi una mini-epidemia. Pochi giorni fa i CDC (Centers for Disease Control and Prevention) hanno informato di 13 casi individuati negli Stati Uniti. Purtroppo il fungo si é dimostrato letale come ci si aspettava: dei primi sette pazienti colpiti, quattro sono deceduti. Numeri che fanno pensare. Inoltre, il 60% delle infezioni registrate fuori i confini degli USA hanno portato alla morte dei pazienti. Gli esperti americani precisano che, almeno per quanto concerne i pazienti americani, gli episodi di decesso sono correlati ad altri gravi quadri patologici di cui erano affetti i pazienti, già ricoverati da una media di 18 giorni, quando è stato isolato il micete. Nei pazienti deceduti il fungo aveva provocato infezioni sistemiche entrando in circolo. Per quanto riguarda l’intestino aveva causato perdite di sangue, sensazioni di bruciore e difficoltà a deglutire: un’infezione che può essere mortale.
Il sequenziamento del suo genoma ha portato ad appurare che nelle stanze dove erano ricoverati i pazienti colpiti dall’infezione il micete aveva colonizzato materasso, comodino e testiera del letto dei pazienti, ma anche altri arredamenti della stanza e addirittura il davanzale. Questo porterebbe ad includere d’ufficio C. auris nell’elenco delle infezioni ospedaliere. Diventa quindi di primaria importanza mettere a punto al più presto dei test di laboratorio specifici per C. auris e cercare strategie terapeutiche alternative a quelle esistenti, per ovviare le resistenze maturate dal super fungo. E” necessario quindi attuare una prevenzione all’interno dei locali sanitari dove sono presenti i soggetti colpiti: accurata pulizia delle stanze con prodotti specifici, isolamento dei soggetti fino alla guarigione e decontaminazione cutanea con prodotti adeguati al caso clinico, oltre che rispettare le rigorose precauzioni di igiene per gli operatori sanitari.
Alessandro Scollato
Fonti:
www.pfizerpro.it
www.ehu.eus