Della serie “a volte ritornano”, in Italia è stato isolato in un paziente il Corynebacterium diphtheriae (agente etiologico della difterite) dopo anni. Lo ha confermato ad un congresso di pediatria a Firenze il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi e riferendosi ai rischi connessi al calo dei vaccini ha ribadito: «Ci attendiamo anche in Italia il ritorno della poliomielite». Ma che cos’è la difterite e perché la sua comparsa può essere legata ad un calo delle vaccinazioni? La difterite è una malattia causata dal batterio Corynebacterium diphtheriae, ritenuta fino a qualche anno fa quasi del tutto scomparsa nei Paesi industrializzati in seguito a intensi programma di immunizzazione. La trasmissione di Corynebacterium diphtheriae avviene per via aerea, attraverso minuscole gocce di saliva, da un soggetto malato o da un portatore sano e la malattia si manifesta principalmente in due forme: tipo faringeo, caratterizzato dalla necrosi dell’epitelio con formazione di una membrana color grigiastro che ricopre le tonsille, il palato, l’ugola e il tipo cutaneo, con formazione di ulcere. La forma clinica più frequente è la cosiddetta angina difterica che si manifesta con malessere generale, febbre, disfagia, otalgia e dolore sottomandibolare fino a portare all’ostruzione respiratoria acuta. Fortunatamente, è prevista nel nostro Paese la somministrazione di vaccini a base di anatossina: l’immunità antitossina è in grado di proteggere l’individuo sia dal rischio di sviluppare la malattia sia da una possibile condizione di portatore sano. Nonostante questo, nel 2015 la copertura vaccinale per la malattia in Italia è scesa sotto la soglia del 95%, richiesta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e che garantisce la cosiddetta “immunità di gregge”, quella che protegge le persone non vaccinate dal contagio. Il dato si è fermato al 93,5% ma in alcune Regioni siamo ben al di sotto. In Italia non sono più stati registrati casi di difterite infezione da C. diphtheriae tossinogenico a partire dal 1996. Nel periodo 2000-2014, i casi di difterite, confermati microbiologicamente presso l’Iss, sono stati due, entrambi segnalati nel Nord Italia.
Al fine di chiarire una volta per tutte la questione vaccini e fare luce su quelle che sono le “bufale” che circolano sul web, oltre a consigliarvi la lettura dell’articolo, la Società Italiana di Pediatria ha redatto un bellissimo decalogo che smonta i falsi miti: di seguito alcuni punti chiave.
- I vaccini contengono ingredienti e additivi – FALSO: l’uso di conservanti a base di mercurio (timerosal) è stato completamente abbandonato nel 2002, sia per l’attenzione mediatica esplosa in quel periodo su basi poi rivelatesi infondate, sia per la scomparsa di vaccini in confezione multidose per i quali era utilizzato. Sono presenti anche stabilizzanti come albumina e gelatina, e infine antibiotici, utilizzati in dosi molto basse per prevenire la crescita batterica: i più utilizzati sono la neomicina, la kanamicina e la streptomicina (altri antibiotici a maggior rischio di allergia non sono utilizzati). Tutte queste sostanze sono presenti in quantità minimali e nella stragrande maggioranza dei casi non costituiscono alcun problema per la salute.
- Le malattie infettive stavano scomparendo anche prima dei vaccini – FALSO: la poliomelite, ad esempio, è sempre esistita e solo con l’introduzione del vaccino si è verificata l’eradicazione.
- I vaccini non proteggono il 100% dei vaccinati – FALSO: proprio perché i vaccini non hanno un’efficacia del 100% bisogna avere e mantenere percentuali di coperture vaccinali sempre alte. In tale modo, con l’associazione degli eventuali richiami vaccinali previsti nel corso della vita, è possibile avere un numero sempre maggiore di soggetti immunizzati, che impediranno agli specifici virus e batteri di trasmettere malattie infettive, anche alle persone che non hanno risposto in maniera efficace ai vaccini.
- Perché vaccinare i propri figli se alcune malattie sono scomparse? Non bisogna mai abbassare la guardia e la segnalazione del caso di difterite ne è, appunto, la conferma. In aggiunta a ciò, in varie parti del mondo possono accendersi focolai infettivi che, a seguito dei flussi migratori, potrebbero coinvolgere anche il nostro Paese.
Fabrizio Visino
Fonti: Microbiologia medica (Antonelli), corriere.it.