L’uso di clorexidina e la sua correlazione all’antibiotico-resistenza

La clorexidina è un disinfettante molto comune usato non solo negli ospedali ma anche negli ambienti domestici. Il suo utilizzo non è limitato alle superfici inanimate; la clorexidina è usata anche per pulire le ferite o per preparare i pazienti prima degli interventi chirurgici.

chlorhexidine structure

Il controllo delle infezioni, l’uso di biocidi e disinfettanti per eliminare i potenziali patogeni è una parte importante della strategia di controllo delle infezioni. La clorexidina agisce interrompendo, cioè rompendo, la membrana cellulare dei microrganismi. Questa sostanza ha una carica positiva che interagisce con la parete cellulare batterica avente carica negativa. Dopo la sua internalizzazione, il composto si lega ai fosfolipidi di membrana e provoca la fuoriuscita dei componenti interni. Porta, quindi, alla morte della cellula. Questa è efficace sia sui batteri Gram-positivi che in quelli Gram-negativi nonché su molti funghi patogeni.

Proprio come per gli antibiotici, l’uso frequente di clorexidina può portare ad alcune resistenze. Uno studio condotto dal BioLab Genspace ha dimostrato che un’esposizione eccessiva alla clorexidina può conferire resistenza crociata contro gli antibiotici. Durante lo studio in laboratorio gli scienziati hanno adattato la Klebsiella pneumoniae alla clorexidina aumentando gradualmente la concentrazione della sostanza e notando che le cellule isolate crescevano più velocemente in confronto ai ceppi privi dei cambiamenti genetici.

Ad indurre la resistenza sono alcune mutazioni geniche. I ceppi adattati avevano mutazioni in ben due componenti del phoPQ e ciò ha permesso una up-regolation del pmrD e del pmrK portando alla modificazione della LPS con un cambiamento della carica che assumeva carica netta negativa inferiore rispetto alla membrana batterica. Esponendo questi ceppi adattati, mutati, alla colistina, un antibiotico molto usato per le infezioni multiresistenti, è stato osservato che ben cinque dei sei ceppi adattati presentavano antibiotico-resistenza. Questo perché, evidentemente, diminuendo la carica netta negativa della membrana dei ceppi mutati si riduce l’affinità per sostanze a carica netta positiva come la clorexidina e la colistina.

Alla luce dei fatti, l’utilizzo ospedaliero di clorexidina rimane comunque una scelta saggia ma va sottolineato che occorre maggiore controllo per non sfociare in un uso improprio ed esagerato.

Alice Marcantonio

fonte: “American Society for Microbiology the Journal”

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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