Ci è voluta una pandemia purtroppo. Una pandemia per mettere in luce tutto il lavoro che viene svolto solitamente nell’ambito della ricerca scientifica. Ci è voluta una pandemia purtroppo, per insegnarci ad interagire con la scienza, ed alla scienza ad interagire con noi.
Finalmente il grande schermo è stato in grado di dare un volto a chi mette tutto il suo intelletto per la salute pubblica. Appaiono lì, nelle nostre case, tra interviste e dibattiti, dentro i loro camici, così nel posto giusto al momento giusto. Ciò che non sappiamo però è quanta strada questi ricercatori hanno dovuto fare per sudarsi quel camice, quanti ostacoli e quante avversità si riscontrano in questa lunga carriera. Oggi andremo più a fondo e tra tutti questi volti ne metteremo in luce uno.
Oggi racconteremo la storia di una nota ricercatrice: Ilaria Capua.
Biografia
Ilaria Capua nasce nel 1966 a Roma e nel 1989 si laurea in Medicina Veterinaria presso l’Università degli studi di Perugia. Continua i suoi studi specializzandosi in Igiene e Sanità animale presso l’Università di Pisa per poi conseguire un Dottorato di ricerca, nel 2007, presso l’Università degli studi di Padova. Da qui in poi, per lei si aprono le porte di una brillante carriera basata sul suo intuito scientifico e sulle sue grandi capacità di ricercatrice. Il suo più grande obiettivo è ed è sempre stato quello di abbattere le barriere tra medicina umana e veterinaria, basandosi sulla concezione in cui non può esistere una visione di salute umana separata da quella della salute animale ed ambientale: il concetto “One Health“.
Tra i vari ruoli che meritevolmente ha ricoperto c’è stato quello di essere direttrice del Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro (PD), una struttura che ospita il Centro di Referenza Nazionale, FAO e OIE per l’Influenza Aviaria e per la Malattia di Newcastle ed il Centro di Collaborazione per le malattie infettive nell’interfaccia uomo-animale.
La politica e le vicende giudiziarie
In questi anni, la nota virologa inizia ad affacciarsi anche nel mondo della politica. Nel 2013 viene nominata vicepresidente della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) della Camera.
Questa nuova e stimolante avventura però si rivela uno dei periodi più bui per la carriera della Capua: nel 2014 fu iscritta nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di corruzione, abuso d’ufficio e traffico illecito di virus. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe avuto lo scopo di sfruttare illecitamente il brevetto DIVA (Differentiating Vaccinated from Infected Animals) e di creare accordi nella produzione di vaccini contro l’influenza aviaria.
Le dimissioni e la “fuga” dall’Italia
Ilaria Capua respinse più volte le accuse ma la bufera che la coinvolse in quel periodo la obbligò a dimettersi dalla camera (Fig.1).
Nel 2016 fu prosciolta dall’accusa e la ricercatrice decise di chiudere definitivamente con la carriera politica dedicandosi alla sua unica e più grande passione: la ricerca scientifica.
Fu così che la nostra grande ricercatrice prese un volo, e come tanti altri purtroppo, lasciò il nostro paese per proteggere sé stessa, la propria vita privata e la propria passione. Si trasferì in Florida, dove proprio nel 2016 venne nominata direttrice del Dipartimento dell’Emerging Pathogens Institute dell’Università della Florida.
Il suo bagaglio personale vanta più di 200 pubblicazioni su riviste scientifiche indicizzate, due manuali di approfondimento sulla malattia di Newcastle e l’influenza aviaria e diversi saggi divulgativi, tra i quali: “Io, trafficante di virus. Una storia di scienza e di amara giustizia.” In questo libro la Capua mette a nudo sé stessa ma anche quello che è il mondo della ricerca. Ne riportiamo qui un piccolo stralcio che possa servire a capire quanta passione c’è in questo mondo:
“Noi ricercatori siamo fatti così: il laboratorio è più di uno strumento, è la proiezione della nostra intelligenza, della curiosità che ci muove, l’estensione del nostro ego insicuro, l’immagine precisa di noi stessi di fronte a chi si interessa di scienza.”
Scoperta
La professoressa Capua fu la prima ad isolare il virus dell’influenza aviaria ed è stata responsabile dell’ideazione della strategia DIVA. L’acronimo Diva sta per “Distinzione tra animali infetti e vaccinati” e rappresenta una strategia di vaccinazione specifica, sviluppata e applicata in Italia dall’anno 2000 in regioni in cui tendevano a verificarsi, con una certa frequenza, virus di influenza aviaria a bassa patogenicità.
La strategia si basa su specifiche misure, quali:
- L’utilizzo di vaccini adeguati
- Test discriminatori specifici (Es: sierologici)
In questo modo, la strategia permette di effettuare una distinzione tra volatili vaccinati e volatili infettati che, ad un esame iniziale, potrebbero sembrare non distinguibili in termini di anticorpi.
Quali sono le implicazioni di DIVA?
Un aspetto fondamentale è senza dubbio l’identificazione di un’epidemia tra volatili, questo poi ha un importante impatto anche nell’ambito della sicurezza alimentare: consente la commercializzare di carni di polli vaccinati e sicuri provenienti da allevamenti sani e privi di virus. Due elementi importantissimi per evitare di progredire verso scenari catastrofici di cui ad oggi, ahinoi, sappiamo bene gli effetti.
Contributo scientifico
Un’altra intuizione degna di nota associata ad Ilaria Capua riguarda una sua ipotesi, fino a quel momento non presa seriamente in considerazione, che poi effettivamente si verificò.
Tutti ricordiamo come nel 2009, il mondo dovette affrontare un’altra pandemia capeggiata sempre da un virus: il famigerato H1N1(Fig.2).
Anche in quel caso, il mondo scientifico non era riuscito a prevedere l’entità di quella situazione…. O forse si?
Beh, in realtà un’allerta ci fu, ma venne pubblicata troppo tardi a causa dei tempi, a volte lunghissimi, di pubblicazione delle riviste.
Lo studio
Lo studio si basava su delle questioni: il vaccino per l’influenza stagionale deve essere aggiornato e modificato ogni anno a causa della variabilità dei ceppi H1 e H3 umani, in virtù di ciò, come è possibile che si escluda un virus H1 o H3 di origine animale come candidato pandemico? E’ ragionevole considerare che questi virus possano passare la barriera di specie e determinare l’insorgenza di un virus pandemico?
Per cercare risposte plausibili a questo enigma, i ricercatori in questione utilizzarono campioni di siero umano con titoli alti alla vaccinazione anti-influenza stagionale umana e testarono se soggetti immuni ai virus H1 e H3 stagionali umani fossero altrettanto immuni a virus H1 e H3 di origine animale. I risultati esposti nell’elaborato diedero esito negativo: i sieri non contenevano anticorpi protettivi nei confronti dei virus animali. L’articolo terminava con un invito al mondo della medicina umana e veterinaria a fare attenzione ai virus animali H1 e H3 perché potenzialmente pandemici.
La pubblicazione avvenne nel giugno del 2009, poco dopo l’outbreak della pandemia ed indovinate chi c’era alla base dello studio? Ilaria Capua.
Riconoscimenti
Il talento dell’ormai nota virologa, negli anni, non è mai passato inosservato, per questo sono molteplici i riconoscimenti da lei ottenuti:
- 2005: Houghton Trust Award (WVPA)
- 2006: Promed Award for reporting on the internet (ProMed)
- 2007: Scientific American 50 award dalla rivista Scientific American.
- 2008 : Premio “Revolutionary Mind” dalla rivista scientifica statunitense Seed.
- 2009 : Premio “Grande Ippocrate per il ricercatore medico dell’anno”.
- 2011: Penn Vet World Leadership in Animal Health Award dall’Università della Pennsylvania.
- 2012: Gordon Memorial Medal Nottingham.
- 2013: Premio Montegrappa dall’Associazione “Ex-Allievi Filippin”.
- 2013: Premio Internazionale “Guido Lenghi e Flaviano Magrassi” dall’Accademia Nazionale dei Lincei per la Virologia biologica o clinica.
- 2014: Excellence Award 2014 assegnato dall’ESCMID, European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases
Curiosità
Nel 2006 Ilaria Capua decise di depositare la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 in GenBank (un database “open access”) e non in un database ad accesso limitato, come avveniva usualmente nel mondo scientifico. Questo suo gesto, scaturì un dibattito internazionale sulla trasparenza dei dati che, col tempo, ha portato al totale mutamento dei meccanismi alla base dei piani prepandemici.
Grazie anche a questo suo gesto infatti, oggi l’Organizzazione mondiale della sanità ed altre entità promuovono e sostengono meccanismi di condivisione più efficienti per migliorare la preparazione ad eventi pandemici in un contesto di collaborazione.
In conclusione, Ilaria Capua è l’ennesimo cervello in fuga di questa Italia che a volte tende a sottovalutare l’importanza della ricerca scientifica, l’ennesimo esempio di resilienza e passione.
Insomma, L’ennesimo ricercatore che non sempre si è trovato nel posto giusto al momento giusto, ma che forse oggi, in quello schermo delle nostre TV, cercando di spiegare a tutto il mondo cosa accade e perché accade, lo ha fatto.
Ilaria Bellini
Fonti
- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2696042/pdf/ppat.1000482.pdf
- https://it.wikipedia.org/wiki/Ilaria_Capua
- https://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/pdf/Faq_VaccinazionePollame_I.pdf
- https://www.huffingtonpost.it/2016/09/29/dimissioni-ilaria-capua-e-stato-incubo_n_12243016.html
- https://www.epicentro.iss.it/focus/h1n1/faqEcdc
- http://www.salute.gov.it/portale/sanitaAnimale/dettaglioContenutiSanitaAnimale.jsp?lingua=italiano&id=218&tab=1