Microbiota, Morbo di Crohn e il delicato equilibrio della flora batterica

Cos’è il morbo di Crohn

Il morbo di Crohn è una patologia del sistema digestivo. Consiste in un’infiammazione cronica dell’intestino tenue e crasso, che può però espandersi virtualmente in tutto l’apparato. Le conseguenze del morbo sono di varia natura: dai sintomi più superficiali come dolore addominale e diarrea, sintomi sistematici come malassorbimento, perdita di peso, febbri e rallentamento della crescita nei bambini, fino alle patologie correlate più gravi come carenza di ferro, malattie reumatologiche, neurologiche e del sistema endocrino.

Intestinal Bowel diseases

Il morbo di Crohn viene classificato come IBD (dall’inglese intestinal Bowel diseases, ossia malattie infiammatorie intestinali, come ad esempio l’ulcera duodenale). Le IBD sono considerate “malattie del mondo avanzato”, avendo la maggiore incidenza nelle popolazioni europee e nordamericane. Ad oggi questo morbo è inoperabile e non curabile, tramite specifiche terapie può solo esserne alleviata o limitata l’emergenza dei sintomi.

L’interconnessione tra le cause del morbo

Fattori di diversa natura sono coinvolti nello sviluppo della malattia. Ad oggi possiamo dividerli in tre grandi categorie: i fattori ambientali, epigenetici e del microbiota. I primi riguardano elementi esterni al corpo umano che possono però influenzarne il metabolismo, principalmente parliamo di dieta e ambiente in cui si vive. I secondi sono essenzialmente predisposizioni genetiche o malattie preesistenti, per cui l’individuo viene reso sensibile allo sviluppo del morbo. L’ultimo tassello è rappresentato dal microbiota, che è l’insieme di popolazioni batteriche facenti parte della flora intestinale. Il microbiota comprende infatti migliaia di specie diverse di microorganismi e il suo delicato equilibrio, se alterato, porta ad un malfunzionamento dell’intero intestino dal punto di vista immunitario, fisiologico e di tolleranza ai cibi ingeriti.

L’equilibrio del Microbiota/Microbioma

Attraverso il Ribosomal Database Project è stato possibile, da parte di ricercatori di varie università, classificare le principali famiglie batteriche ospitate nelle diverse sezioni dell’intestino umano attraverso l’insieme di geni procarioti identificati, ossia del microbioma umano (Figura 1). Sono stati quindi evidenziati i due phylum, o italianizzando il termine “Fili”, dei quali le famiglie più popolose fanno parte: i Firmicutes e i Bacteroidetes. Questi sono quindi i gruppi principali e più influenti per l’equilibrio della flora batterica.

Figura 1 - Distribuzione delle maggiori famiglie batteriche del microbiota nelle diverse sezioni dell'intestino umano
Figura 1 – Distribuzione delle maggiori famiglie batteriche del microbiota nelle diverse sezioni dell’intestino umano

Quando, per motivi ambientali come la dieta, o epigenetici come la predisposizione ad infiammazioni, la proporzione tra questi due phylum viene meno, l’intestino rischia di essere compromesso dal punto di vista fisiologico ed immunologico, portando a conseguenze come l’insorgenza del morbo di Crohn ed altre IBD. Infatti, uno studio pubblicato su PNAS (Proceeding of the National Accademy of Science of United States of America, Figura 2) dimostra come l’occorrenza di infiammazioni croniche sia correlata ad equilibrio del microbiota e dieta “occidentale”.

Tramite analisi biochimiche e metagenomiche (high-throughput 16S rDNA sequencing) su campioni fecali provenienti da bambini sani, europei ed africani, i secondi in particolare dal Burkina Faso, i ricercatori hanno identificato due condizioni opposte del microbioma. I bambini africani tendono ad avere una flora intestinale molto più ricca di batteri appartenenti al phylum Bacteroidetes (in particolare del genere Prevotella) e povera di specie appartenenti al filo Firmicutes, mentre nei soggetti europei l’analisi ha portato il risultato opposto.

Figura 2 - Analisi di sequenze 16S rDNA ottenute da campioni fecali di bambini europei (EU) e del Burkina Faso (BF). (A e B) Le pie charts ottenute dalla raccolta dati indicano i generi di batteri identificati nelle due categorie di campioni e il phylum di appartenenza (Bacteroidetes in verde, Firmicutes in rosso). (C) Dendrogramma raggruppante i batteri individuati per genere. (D ed E) Grafici di abbondanza relativa (basati sulle percentuali di sequenze) indicanti il primo la presenza dei maggiori quattro phyla del microbiota (Actinobacteria in blu, presenti soprattutto nei soggetti tra gli 0-2 anni di entrambe le etnie, Firmicutes in rosso, Bacteroidetes in verde e Proteobacteria in giallo) e il secondo l'abbondanza di Gram positivi e negativi
Figura 2 – Analisi di sequenze 16S rDNA ottenute da campioni fecali di bambini europei (EU) e del Burkina Faso (BF). (A e B) Le pie charts ottenute dalla raccolta dati indicano i generi di batteri identificati nelle due categorie di campioni e il phylum di appartenenza (Bacteroidetes in verde, Firmicutes in rosso). (C) Dendrogramma raggruppante i batteri individuati per genere. (D ed E) Grafici di abbondanza relativa (basati sulle percentuali di sequenze) indicanti il primo la presenza dei maggiori quattro phyla del microbiota (Actinobacteria in blu, presenti soprattutto nei soggetti tra gli 0-2 anni di entrambe le etnie, Firmicutes in rosso, Bacteroidetes in verde e Proteobacteria in giallo) e il secondo l’abbondanza di Gram positivi e negativi

La spiegazione non sta nelle differenze etniche, quanto più nel fatto che i bambini africani hanno una dieta giornaliera ricca di fibre, frutta e vegetali, mentre gli europei consumano maggiormente zuccheri, grassi animali e cibi contenenti acidi grassi a catena corta.

Questi due tipi di alimentazione favoriscono la proliferazione di uno o l’altro phylum e, nello specifico, la dieta africana, e perciò la proliferazione delle specie Bacteroidetes, favorisce un intestino sano, diminuendo l’incidenza di malattie infiammatorie, cosa che invece viene predisposta da un’alimentazione di tipo europeo a lungo termine.

Disbiosi: la disarmonia del microbiota e del benessere intestinale

Si definisce disbiosi la condizione di squilibrio microbico nel corpo umano, in particolare riferendosi al microbiota intestinale. Una dieta europea, che alimenta i batteri Firmicutes e impoverisce i Bacteroidetes, in combinazione con cause come la predisposizione genetica, può portare a questa condizione. L’avvento della disbiosi rende quindi l’intestino più sensibile e più facilmente vittima di infiammazioni ed infezioni, poiché molte specie batteriche svolgono una funzione immunitaria al suo interno, come ad esempio mantenere l’omeostasi della mucosa, la stabilità della barriera epiteliale oppure stimolare il rilascio delle defensine, molecole immunitarie emesse quando i batteri del microbiota reagiscono alla presenza di patogeni.

Alcuni microrganismi hanno funzioni molto specifiche, ad esempio quelli del genere Clostridium sono coinvolti nel “reclutamento” di cellule immunitarie T (in particolare le T-reg): di fatti Clostridium è un genere appartenente ai Firmicutes e una sovrabbondanza di questi batteri può portare ad un accumulo sproporzionato di cellule T-reg, che innescheranno quindi forti reazioni infiammatorie.

Alla fine è sempre la dieta

In conclusione, si può affermare che, una dieta ricca di fibre e vegetali promuove la crescita di specie batteriche “buone”, le quali riducono il rischio di disbiosi del microbiota e l’incorrere di infiammazioni croniche come IBD e morbo di Crohn.

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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