Introduzione alla Vitamina D
Abbiamo già parlato delle vitamine, cercando di fornire le principali caratteristiche di ognuna. Sono una classe di molecole essenziale per l’organismo.
Come approfondimento per la vitamina D e le sue modalità di azione, si consiglia la lettura dei seguenti articoli:
In questo articolo ci concentreremo principalmente su quanta vitamina D è necessaria per stare bene, facendo riferimento agli ultimi aggiornamenti da parte dell’AIFA e ai recenti studi effettuati a riguardo. Ad oggi, c’è ancora molta confusione sulla quantità da assumere. Cerchiamo di fare chiarezza.
Alimenti con alto contenuto vitaminico
EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) stabilisce i valori di riferimento di vitamina D nella dieta: bisognerebbe assumere circa 600 unità internazionali (cioè circa 15 µg), e non si dovrebbe superare 4000 unità (100 µg). Questi valori sono specifici per gli adulti.
L’olio di fegato di merluzzo è particolarmente ricco di vitamina D. Seguono i pesci grassi come il salmone e l’aringa, l’uovo, il fegato, le carni e le verdure verdi.
Quanta vitamina D assumere
Le due più importanti forme in cui la vitamina D si può trovare sono la D2 (ergocalciferolo) e la D3 (colecalciferolo). L’assorbimento segue gli analoghi processi delle altre vitamine liposolubili. In vari tessuti il colecalciferolo subisce una reazione di idrossilazione con formazione di 25-idrossicolecalciferolo [25(OH)D] che passa nella circolazione generale. Il livello della [25(OH)D] circolante nel sangue è il parametro riconosciuto come indicatore affidabile per valutare la vitamina D nell’uomo.
Nuove ricerche scientifiche hanno sollevato diversi dubbi circa la validità di assunzione della vitamina D per il miglioramento della salute nella popolazione in generale. I benefici dell’integrazione possono non essere maggiori dei rischi; in alcuni casi non è chiaro se assumerla faccia più bene che male. Nel 2013, un team di ricerca ha pubblicato uno studio sulla rivista scientifica The Lancet e ha concluso affermando che:
“Non esistono evidenze sufficienti a sostegno dell’assunzione di integratori di vitamina D negli adulti che non presentano rischi specifici di deficienza di questa vitamina. L’assunzione abituale non ha dunque mostrato effetti significativi sulla densità minerale ossea e, pertanto, sulla capacità di prevenire l’osteoporosi”.
La fabbrica delle malattie
Inizialmente, il valore nel sangue di [25(OH)D] era stato fissato a 20 ng/ml. Tuttavia, nel 2005, il dott. Michael Holick (coinvolto in diverse controversie mediche) aveva scritto un editoriale dove introduceva il concetto di “insufficienza di vitamina D” con valori nel sangue inferiori a 30 ng/ml di [25(OH)D]. Questa raccomandazione si è diffusa arrivando anche in Europa. Non sono però mai state dimostrate differenze significative nello stato di salute degli individui sani con valori inferiori o superiori a 30 ng/ml. Aumentare il livello a 30 ng/ml ha portato ad un aumento delle prescrizioni di dosaggio della [25(OH)D] e dell’assunzione di integratori di vitamina D. Alzare il livello dei valori fisiologici può essere appropriato solo se accompagnato da motivazioni valide e scientifiche. Si parla, quindi, di disease mongering, letteralmente “commercializzazione delle malattie”, cioè prescrivere farmaci per persone sane.
Recentemente, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) si è allarmata per l’eccessivo consumo di vitamina D con prescrizioni che, in molti casi, si rivelano effettivamente poco appropriate. Nel 2014 ha definito questa vitamina come un “sorvegliato speciale”.
Aggiornamento della Nota 96 dell’AIFA
La Nota 96 dell’AIFA è relativa alla prescrizione a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) dei farmaci e degli integratori a base di vitamina D. La Nota 96 dell’AIFA è stata aggiornata il 21/02/2023, nella quale sono stati rivisti i criteri di appropriatezza della prescrizione degli integratori di vitamina D, e il documento è stato modificato con i risultati degli studi pubblicati negli ultimi tre anni. La lettura completa al seguente link:
I farmaci a carico del SSN inclusi nella Nota 96 sono i seguenti:
- colecalciferolo
- colecalciferolo/Sali di calcio
- calcifediolo
L’Allegato 1 della Nota 96 riporta una guida per la prescrizione appropriata del dosaggio della [25(OH)D]. Inoltre nella Nota si parla anche dei sistemi di refertazione che indicano 20 – 30 ng/mL della [25(OH)D] come livello di “insufficienza”; questo livello non può essere scientificamente accettabile. In realtà, il livello soglia per iniziare una terapia in persone sane asintomatiche dovrebbe essere 10 – 12 ng/ml, mentre la terapia si dovrebbe iniziare al di sotto dei 20 ng/ml nei pazienti sintomatici, nei portatori di condizioni con malassorbimento e nei pazienti trattati con farmaci inibitori della vitamina D. In pazienti con osteoporosi e nelle donne gravide è preferibile la supplementazione per raggiungere il livello di 30 ng/mL. Questo è quanto riportato dall’AIFA Nota 96.
Chiaramente valori inferiori a 8 – 10 ng/ml di vitamina D sono critici e possono portare a problemi seri come il rachitismo nei bambini o condizione analoga negli adulti.
Vitamina D da assumere contro il COVID-19
Diversi modelli sperimentali suggeriscono che livelli fisiologici di vitamina D possono essere utili per ridurre gli effetti avversi delle infezioni virali. Ad oggi, non ci sono ancora delle solide evidenze cliniche a supporto di un potenziale impiego di questa vitamina nel contesto della profilassi e terapia anti-COVID-19.