Infezione da Candida albicans e cervello

Il fungo Candida albicans (Figura 1) è generalmente considerato un nemico per il sesso femminile, poiché è responsabile della candida vaginale (si stima che circa il 75% delle donne venga colpita, nel corso della vita, da candidosi), ma si può trovare in altri distretti del nostro organismo, quali il cavo orale e il tratto gastrointestinale.
La prevalenza delle infezioni causate da questo fungo sta aumentando sempre più nel mondo e i rischi sono sicuramente maggiori per i soggetti immunodepressi.

Figura 1: Immagine 3D di Candida albicans

Quello che, però, si è scoperto in questi ultimi giorni è che questo fungo sia in grado di avere effetti sull’organismo in distretti e meccanismi inattesi. È di questo che si occupa lo studio condotto dal team di David Corry, presso il Baylor College of Medicine (Texas), e pubblicato su “Nature Communications”.

Lo studio è stato condotto sui topi e il distretto analizzato è il cervello: questo perché questo organo riceve una porzione rilevante di sangue dalla gittata cardiaca e, in questo modo, può andare incontro all’invasione di patogeni che possono trovarsi nel circolo sanguigno, tra cui lo stesso C. albicans. Questo fungo è in grado di penetrare la barriera emato-encefalica e innesca una risposta infiammatoria.

Di particolare importanza sono le strutture che si vengono a formare nel cervello in seguito all’infezione: si tratta di un granuloma gliale formato da cellule microgliali attivate che vanno a circondare il fungo e, oltre questo, anche la deposizione della proteina precursore dell’amiloide (APP) e dei peptidi di beta amiloide (Figura 2), che stimolano la risposta immunitaria antifungina.

Figura 2: Differenza tra cervello sano (a sinistra) e cervello di paziente con Alzheimer (a destra) in cui è possibile evidenziare la presenza delle placche amiloidi

Questo risultato è stato ottenuto dopo aver inoculato il fungo in questione, a diverse concentrazioni, nel circolo sanguigno dei topi. Dopo quattro giorni dall’infezione, sono state visualizzate delle sezioni del cervello di alcuni dei topi infettati. Quello che si è riscontrato è stata la presenza di microlesioni, a livello delle quali è stato possibile individuare le strutture sopra descritte.

Tra queste, l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata principalmente sulle APP e sui peptidi di beta amiloide, il cui accumulo è considerato uno dei marcatori della malattia neurodegenerativa, nota con il nome di morbo di Alzheimer. Quindi, il team ha condotto dei test per validare la memoria dei topi infetti ed evidenziare eventuali differenze con i topi wild-type, a cui sono stati somministrati gli stessi test.

Per prima cosa è stato testato il livello di stress fisico dei due gruppi di topi, per comprendere se questo fosse maggiore nei topi infetti e potesse, quindi, andare ad inficiare il risultato del test di memoria. Questo livello è risultato simile a quello dei topi che non avevano contratto l’infezione. Successivamente, quindi, sono stati condotti i test di memoria veri e propri.

Il risultato di questi ultimi test ha mostrato un declino cognitivo nei topi infetti, principalmente nella memoria spaziale, condizione riscontrata anche nei pazienti affetti da Alzheimer. Inoltre, si è visto come questo risultato sia tornato normale una volta scomparsa l’infezione.

Questi risultati, ottenuti nei topi, sono un utile punto di partenza per la comprensione di ciò che avviene nell’uomo e di come, probabilmente, anche nell’uomo le infezioni da C. albicans possano essere coinvolte nello sviluppo di malattie neurodegenerative: oltre all’Alzheimer, anche Parkinson e sclerosi multipla.
Secondo Corry, comprendendo meglio l’attivazione del nostro sistema immunitario nel caso di infezioni fungine, sarà più facile gestire questo tipo di infezioni, cercando di contrastare l’invecchiamento e il declino cognitivo conseguente.

Emanuela Pasculli

Fonte: Le Scienze
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6320369/

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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