Il batterio Escherichia coli è quello di cui si sente parlare più spesso, sempre in negativo. In realtà, si tratta di un batterio che esiste fisiologicamente nell’intestino dell’uomo, ma che può anche causare sintomi quando patogeno; ciò dipende dal ceppo di appartenenza.
I ceppi virulenti, ovvero quelli che causano patologie intestinali ed extra-intestinali sono l’E. Coli enterotossigeno (ETEC), l’E. coli enteroinvasivo (EIEC), l’E. coli enteropatogeno (EPEC), l’E. coli enteroemorragico (EHEC) e l’E. coli enteroaderente (EAEC), di cui parlerà l’articolo.
Il batterio Escherichia coli enteroaderente è stato descritto per la prima volta nel 1987 da Nataro ed il suo team. È stato associato da sempre a diarrea e nello studio sotto riportato ne è stato spiegato il meccanismo di patogenicità.
Meccanismi di patogenicità di E. coli enteroaderente
Come fa il batterio a generare sintomi a livello intestinale? Il suo meccanismo d’azione consta di tre stadi: il batterio aderisce inizialmente alla superficie della mucosa intestinale, poi forma un biofilm, infine, induce una risposta infiammatoria e rilascia le sue tossine.
Per aderire all’epitelio intestinale, il batterio si serve delle sue fimbrie che si espandono grazie ad una proteina superficiale, chiamata dispersina, e si lega alle componenti della matrice extracellulare delle cellule intestinali, quali la laminina, il collagene IV, la citocheratina 8 e la fibronectina.
Una volta che il batterio ha colonizzato l’intestino, viene secreta una quantità di muco eccessiva che permette la formazione del biofilm. Questo contribuisce alla virulenza del batterio, poiché ne permette la persistenza e consente ai batteri di sfuggire al sistema immunitario locale, impedendo il trasporto di fattori antibatterici, come gli stessi antibiotici.
Ma, il danno maggiore è causato dal rilascio di tossine batteriche che si pensa possano essere i responsabili della diarrea secretoria. Questi effetti sono provocati dalla secrezione di proteasi extracellulari tramite il sistema di secrezione di tipo V, definiti SPATE; ne esistono due classi: la prima include alcune proteine citotossiche per le cellule epiteliali, mentre quelle di classe II hanno differenti effetti a seconda del gene dal quale sono codificate. Per riassumere gli effetti, i danni osservati nell’epitelio intestinale e indotti dalla tossina di EAEC sono la necrosi emorragica, l’accorciamento dei villi, l’apertura e l’ascesso di cripte intestinali.
Manifestazioni cliniche del batterio
Come accorgersi se il batterio ci ha contagiato? I sintomi che causa Escherichia coli enteroaderente sono la diarrea acquosa o mucoide, la nausea, l’anoressia, la febbre bassa, il tenesmo, il dolore addominale ed anche l’infiammazione intestinale, dimostrata dagli elevati livelli di interleuchina-8 fecale, leucociti e lattoferrina, indici di una risposta infiammatoria gastrointestinale. Inoltre, questo ceppo è stato associato a patologie quali la diarrea del viaggiatore, non solo nei paesi in via di sviluppo ma anche in quelli industrializzati, e ad infezioni del tratto urinario.
Modalità di trasmissione del batterio
Il batterio può trovarsi ovunque, per cui è buona prassi mantenere una buona igiene personale (ad esempio lavare sempre le mani quando si mangia) e degli alimenti che si sceglie di mangiare. Chi mangia spesso fuori casa e deve adattarsi alle situazioni, come mangiare la frutta non sbucciata e non lavata o le insalate che si trovano nei bar, ha maggiore predisposizione alla contrazione. Anche l’acqua che si beve deve essere possibilmente imbottigliata o disinfettata se si sceglie di riempire la bottiglietta alla fontanella. Infine, la carne poco cotta potrebbe essere una delle cause di contrazione del batterio, per cui è consigliabile cuocerla bene sempre.
Come scoprire se siamo infetti o meno? Esaminando un campione di feci o di urine, non dimenticando che il batterio Escherichia coli è la causa maggiore di infezioni urinarie nella donna.
Fonti:
- Hebbelstrup Jensen B. et al. Epidemiology and clinical manifestations of enteroaggregative Escherichia coli. Clin Microbiol Rev. 2014 Jul;27(3):614-30
- ecl-lab.ca Université de Montrèal
Rosanna Grosso