Il parassita che vi presento questa settimana è Opistorchis felineus, un trematode. Parassita di gasteropodi, pesci d’acqua dolce e mammiferi, è la causa dell’opistorchiasi, una malattia che può interessare anche l’essere umano.
Opisthorchis felineus (Fig.1) è un trematode parassita di molluschi gasteropodi, pesci della famiglia Cyprinidae e mammiferi (soprattutto i gatti), causa della patologia nota come opistorchiasi. Si tratta di un organismo sottile e trasparente di 7 mm di lunghezza e 1,5 mm di spessore, appiattito in senso dorso-ventrale e provvisto di ventosa orale e ventrale. Le uova sono giallo-brunastre e contengono il miracidio (la larva ciliata) già al momento dell’eliminazione da parte dell’ospite definitivo.
Il ciclo vitale di Opisthorchis felineus inizia con l’espulsione delle uova con le feci da parte dell’ospite definitivo. Esse vengono quindi ingerite da un gasteropode del genere Bithynia (Fig.2), dove si schiudono e, a seguito dello sviluppo, raggiungono lo stadio di cercaria, che viene rilasciata in acqua e inizia la ricerca del secondo ospite intermedio: un pesce della famiglia Cyprinidae (famiglia molto ricca in specie, tra cui troviamo ad esempio carpe, tinche, alborelle, cavedani, ecc).
È interessante notare che la fuoriuscita delle cercarie (la cui quantità è variabile per ciascun gasteropode) avviene in periodi di illuminazione poco intensa e con periodicità diurna, con apice dalle 8 alle 10 di mattina. Una volta raggiunto il secondo ospite intermedio, le cercarie penetrano le scaglie del pesce e si incistano nella muscolatura, trasformandosi in metacercarie, lo stadio infestante dell’ospite definitivo. Quando un mammifero mangia un pesce infestato, le metacercarie excistano all’altezza del duodeno e migrano attraverso i dotti biliari dove diverranno adulte in 3-4 settimane. Gli adulti stazioneranno quindi nei dotti biliari adesi alla mucosa tramite le ventose orale e ventrale.
Questo ciclo è stagionale in quanto legato obbligatoriamente allo sviluppo del gasteropode Bithynia: umidità, temperature comprese tra i 24-25°C e precipitazioni più frequenti favoriscono il ciclo.
La patologia scatenata da Opisthorchis felineus è l’opistorchiasi, e può essere asintomatica o dare vari sintomi come disepsia, dolori addominali, diarrea e costipazione. Se l’infezione dura più a lungo possono presentarsi epatomegalia e malnutrizione, mentre in rarissimi casi si possono sviluppare colangiti, colecistiti e colangiocarcinoma. Può inoltre presentarsi schistosomiasi (o febbre di Katayama) con febbre, edema facciale, linfoadenopatia, artralgia, rash e eosinofilia.
La diagnosi di opistorchiasi nei mammiferi viene eseguita tramite la ricerca delle uova nelle feci, tramite ricerche molecolari (PCR) o test immunologici (ELISA) o ancora esami ecografici e di risonanza magnetica. Nei pesci la diagnosi viene effettuata tramite la ricerca di metacercarie nei muscoli con stereomicroscopio, mentre nei gasteropodi tramite microscopio. Per entrambi l’identificazione della specie avviene tramite PCR.
La cura per l’opistorchiasi si basa sull’utilizzo del praziquantel, un farmaco efficace contro i trematodi. Esistono tuttavia studi che hanno evidenziato come i perossidi sintetici e derivati semisintetici dell’artemisinina abbiano una notevole attività opistorchicida, così come il tribendimidine e mefloquine.
La prevenzione è attuata sia per le persone che per gli animali domestici tramite la cottura del pesce ad almeno 65°C, o tramite congelamento a -20°C per almeno una settimana. Nel 2011 il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Viterbo, Servizio Veterinario area B Tutela Igienico Sanitaria degli Alimenti di Origine Animale, ha emanato una circolare rivolta agli operatori che producono prodotti ittici ricordando proprio queste modalità di prevenzione (link alla circolare)
O. felineus colpisce prevalentemente i gatti, ma non disdegna qualsiasi mammifero che si nutra di pesci d’acqua dolce, uomo compreso. L’infezione è facilmente evitabile semplicemente cuocendo il pesce prima di mangiarlo.
In Europa O. felineus è endemico in negli stati del Nord-Est, con casi sporadici in Germania e Paesi Bassi.
In Italia i primi casi di opistorchiasi sono stati registrati nel 1884 a Rivolta (in Toscana) e nel 1901 a Perroncito (Piemonte) in un cane e in un gatto, mentre i primi casi umani sono decisamente più recenti, nello specifico sono stati registrati casi nel 2003 nell’Italia centrale. Da allora ci sono state solo infezioni occasionali nel medesimo territorio; tali segnalazioni sono state confermate da uno studio sui laghi di Bracciano e Bolsena, studio in cui si è scoperto che Opisthorchis felineus è endemico ed effettua il suo ciclo tramite il gasteropode Bithynia, la tinca (Tinca tinca, Fig.3) e il gatto.
Andrea Borsa
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